mercoledì 3 settembre 2008

GRANDISSIMI CRIMINALI

Dal Tirreno del 3/07/08

Truccati per anni i dati sulla diossina»

Il sospetto alimentato da "Voelia", il colosso francese che aveva acquistato l'inceneritore dalla "Termomeccanica". Un hard disk al vaglio degli inquirenti che cercano prove a conferma dell'ipotesi del software taroccato. Intanto gli abitanti della zona insorgono: "Qui muoriamo tutti"
di Giuliano Fontani


PIETRASANTA. I risultati delle analisi sulle emissioni dell'inceneritore del Pollino sarebbero stati "taroccati". E' l'ipotesi investigativa al vaglio della magistratura lucchese dopo l'esposto che "Veolia", la società francese che ha rilevato l'impianto dalla "Termomeccanica", ha presentato alla Procura della repubblica. Il capo dell'impianto è stato sospeso precauzionalmente, gli inquirenti hanno sequestrato un hard disk, perché - secondo quel che si sospetta - le falsificazioni sarebbero state sistematiche, affidate ad un software messo a punto proprio per far rientrare sempre i dati sugli scarichi di polveri e gas nei limiti previsti dalla legge.

Gli abitanti della zona lo sospettavano e lo denunciavano da tempo: l'inceneritore emette monossido di carbonio e diossine. "Qui muoriamo tutti..." E questa che sta per finire è l'estate della verità e dello scandalo. Prima i risultati dell'Arpat che segnalano una presenza delle diossine quattro volte superiore ai limiti previsti dalla legge nel periodo compreso tra il 23 giugno e il 15 luglio. Poi la svolta nelle indagini, preceduta anche da una lettera anonima: la magistratura punta gli occhi su un programma informatico destinato, secondo l'accusa, ad alterare sistematicamente i risultati delle analisi.

Non lo dicono gli ambientalisti arrabbiati, i comunisti di Rifondazione o gli anarchici che da queste parti non mancano. Lo conferma il procuratore della repubblica di Lucca Giuseppe Quattrocchi: «Quella del software realizzato per falsificare i dati è un'ipotesi investigativa».

A dar corpo ai sospetti è però l'esposto di "Veolia", il colosso francese che ha comprato gli impianti dalla "Tev", il ramo ecologico di Termomeccanica, che si sente truffata ed è costretta a fermare una delle due linee di incenerimento dei rifiuti. Ma se i francesi si sentono imbrogliati, la gente è sempre più convinta e preoccupata di aver respirato per anni aria inquinata da monossido di carbonio e diossine. Le loro proteste si sono sempre infrante sul muro di una condotta dolosa, che chiama in causa l'intera gestione dell'inceneritore di Falascaia e chi avrebbe dovuto controllarla.



Ci voleva il danno economico procurato ad un'azienda forte quale la società francese per far scoppiare il bubbone. Ma il sospetto è che di bubboni, su queste dolci colline pietrasantine, ne siano scoppiati altri. Troppi. La gente lamenta un grande numero di malattie cancerose alle vie respiratorie, si ricordano i risultati di un'indagine della clinica pediatrica dell'università di Pisa che aveva focalizzato nell'area compresa tra Viareggio e Pietrasanta un picco di pubertà precoce nelle bambine, che diventano donne, ma non nella statura e nel fisico, che resta quello della pubertà.

Adesso è una grande corsa a prendere le distanze. La Provincia di Lucca ha prelevato campioni di latte e miele e li ha inviati al laboratorio di analisi di un'università romana per verificare l'eventuale presenza di polveri e gas. Le amministrazioni comunali che fanno parte del consorzio per lo smaltimento dei rifiuti, presieduto dal sindaco di Seravezza Ettore Neri, annunciano la volontà di costituirsi parte civile nei confronti della "Tev".

Cosa che sarebbe intenzionato a fare anche Enrico Friz, direttore operativo per l'Italia di "Veolia". Sono loro, in effetti, ad aver acquistato un impianto che è stato subito chiuso e per rimetterlo in sicurezza dovranno spendere dieci milioni di euro. Sono incavolati, ma questo - come dicono loro - ça va sans dire.
(03 settembre 2008)

domenica 10 agosto 2008

NERONE A FORLI'

Nerone a Forlì
Scritto da Stefano Montanari
venerdì 08 agosto 2008
Congratulazioni: un nuovo monumento all’imbecillità italiota è stato eretto. Noi abbiamo già controllato i cancri di due bambini cresciuti tra i due inceneritori di Forlì, anche se la cosa è passata inosservata, e ci abbiamo trovato cose molto interessanti. Chissà che un giorno non si svegli un magistrato onesto e…

giovedì 7 agosto 2008

Inizia a bruciare il nuovo megainceneritore di Forlì

Via al nuovo inceneritore di Forlì .
Da martedì il secondo camino di Hera comincia a bruciare rifiuti. "L'autorizzazione definitiva al funzionamento - spiega l'assessore provinciale all'ambiente, Luciana Garbuglia - è stata rilasciata più di una settimana fa da parte della conferenza dei servizi". Niente hanno potuto la petizione firmata dai 400 medici, le 17mila firme raccolte, la catena del digiuno promossa dal Clan-Destino: si parte con il collaudo dell'impianto. "Il sopralluogo per il controllo di conformità ha dato via libera all'autorizzazione - continua la Garbuglia - e adesso l'impianto sarà monitorato secondo il piano di routine. Si parla di collaudo perché entro febbraio è previsto lo smantellamento del vecchio impianto". A pieno regime l'inceneritore smaltirà 120mila tonnellate di rifiuti all'anno, con una produzione annua di 75,5 gigawattora di energia. "Qui sembra che tutti facciano orecchie da mercante - sostiene l'oncologa Patrizia Gentilini, protagonista di battaglie contro gli inceneritori, non solo a Forlì - a questo punto ognuno renderà conto alla sua coscienza. Credo che l'incenerimento sia diventato un simbolo dei tempi: non sappiamo fare altro bruciare, distruggere ed incenerire tutto". Per chi si chiede se 75.5GWh di energia siano molti o pochi, basti considerare che secondo i dati storici di Terna , il consumo nazionale di energia per tutto il 2007 è stato di ben 340.000 GWh, pertanto questo miserrimo impianto è in grado di fornire all'incirca solamente lo 0,022% del fabbisogno nazionale. Con la spesa totale di oltre 80 milioni di euro, impiegando eolico e solare congiuntamente saremmo stati in grado di ottenere una quantità di energia paragonabile se non superiore, ma davvero in forma rinnovabile. Praticamente, ha l'utilità di una scoreggia nell'aria, produce poca energia ed al contempo disincentiva una qualsiasi politica di riduzione dei rifiuti alla fonte, se gli amministratori avessero dato realmente ascolto ai cittadini si sarebbero risparmiati tanti soldi ed avremmo guadagnato tutti in salute. http://mizcesena.blogspot.com/2008/08/inizia-bruciare-il-nuovo.html

domenica 3 agosto 2008

Il bio-metano ci da una mano

di Federico Valerio
Il bio-metano ci dà una mano
La vitale esigenza di mangiare, ogni anno ci fa produrre, a testa, circa 50 chili di scarti per la preparazione dei pasti consumati a casa. Anche tutto quello che mangiamo ai fast food, in pizzeria e alla mensa aziendale produce degli scarti, e altri scarti di cibo sono prodotti dalla grande distribuzione, sia nella fase di confezionamento che di mancata vendita: complessivamente sono altri 20 chili di “umido putrescibile” all’anno “pro capite”.

L’attività metabolica di ogni vivente trasforma inevitabilmente il cibo in scorie che i nostri impianti di depurazione rendono compatibili con la balneabilità dei nostri mari ma con l’effetto collaterale della produzione di fanghi: circa 35 chili all’anno per ogni cittadino allacciato alla rete fognaria.

Pertanto ognuno di noi, solo per rispondere al bisogno primario di cibarsi quotidianamente, ogni anno produce complessivamente circa 105 chili di rifiuti. Moltiplicate questa cifra per 620.000, più o meno gli abitanti di Genova, e vi trovate il problema di AMIU di raccogliere e smaltire ogni anno circa 66.000 tonnellate di rifiuti umidi e facilmente puzzolenti.

Fino ad oggi questi materiali sono finiti a Scarpino, la grande discarica a servizio della città.

Siamo tutti d’accordo che non si può continuare così, ma non è neanche vero, come qualcuno ci vuol far credere, che l’unica soluzione praticabile sia quella di bruciare questi e tutti gli altri scarti prodotti dalla città in un bel inceneritore con recupero energetico e magari usare il calore residuo per riscaldarci la città.

Nel caso specifico, vista la grande quantità d’acqua presente in questi scarti (oltre il 40%) proporre la termovalorizzazione come soluzione è una insostenibile schiocchezza.

Esiste un’altra soluzione per questi scarti (circa il 25% dell’intera produzione urbana di materiali post consumo), più razionale, più economica, di minore impatto ambientale e con una diversa, ma ancora più versatile possibilità di recupero energetico, in forte sviluppo in tutto il mondo e in particolare in Austria, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Israele: la fermentazione anaerobica con produzione di bio-metano.

Tutti gli scarti di cibo e i fanghi di depurazione, con una opportuna aggiunta di acqua, sono inviati in cisterne a chiusura ermetica in cui per una quarantina di giorni lavorano per noi micro-organismi molto antichi che, in assenza di ossigeno (questo è il significato di anaerobico), trasformano gli scarti biodegradabili in una miscela di anidride carbonica e metano.

E’ possibile separare l’anidride carbonica dal metano e depurare quest’ultimo (il bio-metano) ad un grado compatibile con l’esistente rete di distribuzione del gas. L’immisione nella rete di bio-metano, mette subito a disposizione per l’intera città uno dei combustibili più puliti e, cosa molto interessante, senza nuove e costose infrastrutture per il teleriscaldamento.

E Genova, con tutti gli scarti di cibo prodotti dai suoi abitanti potrebbe avere a sua disposizione una auto-produzione di circa 7 milioni di metri cubi di bio-metano all’anno, il consumo, per usi domestici, di 45.000 famiglie genovesi.

E la quantità di bio-metano può essere ancora maggiore se alla fermentazione anaerobica verranno avviati, come è possibile, anche scarti di macellerie e pescherie, tovaglioli e fazzoletti di carta e i nuovi imballaggi biodegradabili che alcune centri commerciali hanno già introdotto, al posto della plastica, per confezionare verdura, uova, formaggi…

La produzione di bio-metano, oltre che rendere energeticamente autosufficente l’impianto di digestione anaerobica, permetterà a un bel po’ di genovesi di cucinare gli spaghetti, fare la doccia, riscaldare la casa, alimentare l’automobile, produrre elettricità, esattamente come fa il metano siberiano e libico, ma con l’importante differenza che il bio-metano, oltre ad essere autoprodotto in casa, è di sicura fonte rinnovabile e quindi può ricevere i previsti incentivi pubblici.

Per il buon esito di questa scelta, che il comune di Genova ha già previsto nel suo nuovo piano di gestione dei materiali post consumo, c’è tuttavia un importante presupposto: l’elevata qualità dei materiali destinati ai trattamenti biologici.

Questo obiettivo è certamente raggiungibile con una raccolta differenziata di qualità finalizzata al riciclo.

L’alta qualità dei materiali raccolti e l’elevata differenziazione (superiore al 60%), sono le principali caratteristiche della raccolta differenziata denominata Porta a Porta.

Questo è il sistema di raccolta, avviato da alcuni mesi a Genova nei quartieri di Sestri e Pontedecimo che certamente, dopo i previsti aggiustamenti studiati in questa fase pilota, si estenderà progressivamente al resto della città.

Raccolta Porta a Porta e produzione di bio-metano da immettere nella rete sono i principali pilastri di un modello innovativo di gestione dei materiali post consumo.

Altri tasselli fondamentali di questo modello, che giustamente potrà essere battezzato come Modello Genova, sono una energica politica di riduzione alla fonte realizzata con il compostaggio domestico di città e la promozione dell’uso dell’acqua potabile, meno cara e più controllata dell’acqua in bottiglia.

Decisiva per il succeso del Modello Genova, sarà l’introduzione della Tariffa “Paghi Per Quanto Getti“ ovvero far pagare ogni famiglia in proporzione alla quantità di rifiuto indifferenziato effettivamente prodotto, misura effettuabile, ad esempio, in base ai vuotamenti del cassonetto indifferenziato assegnato ad ogni condominio.


Da
www,federicovalerio.splinder.com

martedì 29 luglio 2008

Slides sugli inceneritori

In questo link vedrete delle slides fatte molto bene che vi chiariranno le idee sugli inceneritori.
Buona visione

www.stefanomontanari.net/images/pdf/rifiuti_e_inceneritori.pdf
(Se non funziona usate il copia incolla)

lunedì 28 luglio 2008

TESTO CONFERENZA PROF PAUL CONNET

TESTO CONFERENZA PROF. PAUL CONNET RIMINI 7 GIUGNO 2006
A cura del Comitato Riccione per l'energia pulita
L'incenerimento dei rifiuti: una soluzione insufficiente per il XXI secolo


I problemi legati all'incenerimento dei rifiuti urbani sono le emissioni tossiche,lo smaltimento delle ceneri, l'opposizione dell'opinione pubblica, i costi finanziari, la produzione di energia nel senso che ci sono sprechi di energia connessi con l'incenerimento. Inoltre bisogna ricordare che l'incenerimento non è una pratica sostenibile. Naturalmente ci sono delle alternative molto migliori. Se consideriamo le emissioni atmosferiche tossiche sono particolarmente preoccupanti i metalli tossici come il piombo, il cadmio il mercurio, il cromo. Questi metalli sono elementi che non si possono distruggere. La cosa peggiore che può succedere è che si disperdano nell'atmosfera, lo scenario migliore è che finiscano nelle ceneri. Quanto migliore è il processo di incenerimento tanto più tossiche saranno le ceneri prodotte. La seconda questione chiave connessa all'incenerimento è che quando si bruciano i rifiuti urbani si producono delle sostanze estremamente tossiche come le diossine e i furani. Si tratta delle sostanze più tossiche in assoluto che mai siano state prodotte in un laboratorio chimico. A complicare ulteriormente la questione sia i metalli tossici che le diossine fuoriescono dall'inceneritore come particelle estremamente sottili che possono penetrare all'interno dei nostri polmoni ed entrano nella circolazione ematica. In questo campo siete fortunati perché in Italia esiste uno dei leader più famosi e autorevoli per quanto riguarda la tossicologia delle particelle sottili, la dott. Antonietta Gatti di Modena. Insieme a scienziati di tutta Europa sta sviluppando una tecnica che potrebbe mettere fine all'incenerimento. (…) Le industrie sono molto preoccupate di queste tecnologie che potrebbe smascherarle. Che cosa ci dicono i medici oggi se una persona è affetta dal cancro ai polmoni? Tu fumi, cosa pretendi? Oppure: lei vive in una città e quindi non si può dire qual è la causa scatenante. Ovviamente se non c'è l'individuazione del colpevole alla fine sono tutti innocenti. Io per ventun anni mi sono occupato dello studio delle diossine. Da un punto di vista chimico le diossine sono molto stabili ma sono molto attive sotto il profilo biologico. Praticamente è come se attivassero cioè accendessero o spegnessero i geni. Ovviamente nel momento sbagliato. Quando si attiva un gene vuol dire che si sta producendo una proteina diversa. Il meccanismo genetico che usa la diossina è praticamente simile al meccanismo ormonale. Le diossine interferiscono con diversi ormoni: gli ormoni sessuali femminili e maschili, gli ormoni della tiroide, l'insulina, la gastrina e il glucocorticoide. Ma la cosa che più ci preoccupa in questo caso è il fatto che gli ormoni sessuali sono estremamente importanti per lo sviluppo del feto così come lo sono gli ormoni della tiroide. Infatti gli ormoni della tiroide sono responsabili dello sviluppo cerebrale. Noi nasciamo maschi o femmine sulla base dei nostri cromosomi: cromosoma Y maschile, e cromosoma X femminile. Ma c'è un ma: nel momento in cui c'è l'evoluzione verso un feto maschio o femmina tutto ciò avviene sotto il controllo degli ormoni. Quindi se un feto è esposto alle diossine durante la gravidanza ecco che potremmo andare a interferire con questo sviluppo maschile o femminile del feto. La maggior parte delle diossine provengono dai cibi che mangiamo come i grassi animali, la carne di manzo, la carne di pollo, le uova, il pesce perché le diossine vanno a concentrarsi proprio nelle sostanze grasse. Nel 1987 insieme al dottor Webster abbiamo fatto alcuni calcoli e abbiamo riscontrato che in un litro di latte di mucca dal punto di vista della concentrazione di diossina c'è la stessa quantità equivalente a quella che avremmo respirata nell'aria se fossimo vissuti vicino ad una fattoria dove queste mucche avrebbero pascolato ma non per un po' bensì per otto mesi. Quindi in un litro di latte c'è l'equivalente di diossina pari a otto mesi. Per questo motivo gli inceneritori non devono essere costruiti vicino a delle industrie alimentari, a delle fattorie o vicino dei pascoli o vicino a dei laghi dove ci sono dei pesci. A Parma l'inceneritore è vicino alla città dove si fa il parmigiano reggiano, vicino dove si fanno i prosciutti. ll problema dunque è il fatto che ci sia un accumulo di diossine negli alimenti. Il secondo problema: una volta che le diossine penetrano nel nostro organismo non riusciamo più a liberarcene. E questo è tremendo. Però per una donna è possibile facendo un figlio. La donna va avanti ad accumulare diossine nel proprio organismo per 20 anni ecc senza che ci siano dei sintomi. Rimanendo incinta trasferisce la diossina dal suo organismo a quello del feto. E quindi il feto che è l'esserino più vulnerabile e fragile è quello che più è esposto ad alti dosaggi di diossina. Questo è il problema su cui vorrei puntare l'attenzione. L'Istituto di medicina degli Stati Uniti che è un istituto estremamente importante a livello nazionale supportato dall'Accademia nazionale delle scienze ha portato questo problema in uno studio del luglio 2003. Quali sono le conclusioni a cui è giunto? I bambini che vengono allattati al seno potrebbero essere i soggetti più a rischio a causa dell'esposizione a diossine e composti che hanno la capacità di causare degli effetti sul sistema immunitario e neurocomportamentale dello sviluppo. E che cosa ha raccomandato l' Istituto di medicina? Ha messo questa problematica fra le priorità di salute pubblica più importanti. Proprio per ridurre l'assunzione di diossine da parte di giovani donne l'Istituto di medicina prescrive per le donne in giovane età che al posto del latte scremato dovrebbero assumere del latte intero e ridurre il consumo di grassi animali. Però ciò che rende la cosa estremamente grave è che non si tratta di una popolazione di persone che vivono vicino a un inceneritore o vicino ad un'autostrada ad alto traffico ma è una raccomandazione che si rivolge a tutta la popolazione senza distinzione. I cittadini non vogliono che la diossina intossichi i feti. Il che equivale a dire che non vogliamo che la diossina sia presente negli alimenti di cui ci nutriamo. In Italia siete tutelati perché tanto il governo non si preoccupa di misurare i livelli di diossina negli alimenti e l'ignoranza rende felici. E' il metodo italiano. I cittadini negli Stati Uniti vogliono porre fine alla pratica dell'incenerimento che è una delle principali fonti di diossina. Per protegger la salute pubblica c'è bisogno di leggi severe, di un adeguato monitoraggio e di applicazioni delle leggi da parte delle autorità. Se anche solo uno di questi anelli è debole tutta la catena sarà debole. Il monitoraggio dell'incenerimento in Italia è totalmente inadeguato. Infatti in base alla legislazione italiana basta effettuare dei test di sei ore due o tre volte l'anno. L'azienda praticamente lo sa già un mese in anticipo quando verrà questo controllo. Quindi che fa? Si prepara. E' una barzelletta, una presa in giro. Due scienziati belgi De Fre e Wevers nel 1998 hanno mostrato quanto fosse assurdo questo tipo di metodica. Infatti hanno confrontato questo test di sei ore con un test di due settimane. Praticamente hanno lasciato installate le sonde lungo le ciminiere degli inceneritori per due settimane. E hanno riscontrato delle concentrazioni più elevate da trenta a cinquanta volte rispetto al test delle sei ore. Perché questa concentrazione era più elevata? Perché il test di due settimane riesce a registrare alterazioni e più fasi, più momenti come anche condizioni pericolose sia durante l'avvio e l'arresto dell'impianto.
In Italia si continua a persistere su delle metodiche di test totalmente inadeguate che tutti sanno che non sono scientifiche. A questo punto vorrei parlare della questione delle ceneri. Ci sono due tipi di ceneri: le ceneri di fondo che cadono attraverso le griglie sotto il forno dell'inceneritore. Poi ci sono le ceneri volatili che sono delle particelle sottilissime emesse nell'atmosfera che contribuiscono all'inquinamento atmosferico. Le ceneri volatili rappresentano il 10% rispetto alle ceneri di fondo che rappresentano il 90%. La quantità totale di ceneri formano il 30% dei rifiuti bruciati. Sicuramente queste ceneri contengono dei livelli tossici estremamente elevati come il piombo il cadmio e diossine, naturalmente.
Ma in realtà non è questo che si misura alla fine. Negli Stati Uniti si effettua il test di percolazione che consiste nel raggiungere un acido diluito per vedere quanta percolazione di piombo viene riscontrata. Quando hanno realizzato questo test alla fine degli anni 80 hanno riscontrato che il test relativo alle ceneri volatili era superato il 100% delle volte mentre quello relativo alle ceneri di fondo lo era nel 38% dei casi. Quando invece c'era un test combinato sui due tipi di ceneri ecco che i limiti erano superati nel 50% dei casi. Se avessero seguito la legge alla lettera questi test avrebbero dovuto far si che quelle ceneri avrebbero dovuto essere smaltite in una discarica apposita per rifiuti tossici e pericolosi.
Ma c'è stata una rivolta da parte degli industriali degli inceneritori perché - hanno detto - se le ceneri fossero trattate come rifiuti tossici e pericolosi per noi sarebbe la morte, la fine degli inceneritori. La soluzione americana al riguardo è stata quella di cambiare il test. A questo punto tutte le ceneri superano il test e vengono smaltite in discariche normali e addirittura vengono utilizzate come copertura delle discariche! Ovviamente questa è politica non scienza. Cosa succede in altri paesi per lo smaltimento delle ceneri? In Germania, Svizzera e Austria le ceneri vengono racchiuse in buste di nylon e vengono depositate in saline. E' la stessa modalità usata in Germania per trattare rifiuti nucleari. In Giappone alcuni degli inceneritori addirittura fondono queste ceneri e tramite un processo di vetrificazione le trasformano in un materiale del tutto simile al vetro. In Danimarca hanno trovato una soluzione migliore: le mandano in Norvegia. Niente di più semplice. E in Italia? Nessuno me lo ha mai voluto dire. L'incenerimento è estremamente impopolare. I politici amano il processo dell'incenerimento. Sono a favore perché sono pigri e preferiscono una soluzione già bella pronta e confezionata ma l'opinione pubblica è totalmente contraria. Io lo so perché ho visitato ben 48 paesi e conosco qual è l'atteggiamento riguardo a questa problematica. Negli Stati Uniti dal 1985 ad oggi sono state bocciate oltre 300 proposte di costruzione di nuovi inceneritori. Dal 1996 non è stato autorizzato più nessun nuovo progetto di inceneritore. In Italia non è così. Perché continuate a fare i dinosauri della situazione? Il perché ve lo dico io. Perché il vostro governo ha emanato una legge che paga tre volte di più le aziende che producono energia. Gli inceneritori sono industrie estremamente sovvenzionate ma in realtà se andiamo a guardare da vicino l'incenerimento è un investimento economico per nulla redditizio. Pensateci. Con l'incenerimento gli investimenti vanno in macchinari problematici e complessi. Se invece gli investimenti andassero alle alternative di cui vi parlerò tra un po' ecco che il denaro servirebbe alla realizzazione di nuovi posti di lavoro. Con l'incenerimento la maggior parte del denaro lascia le comunità. Quindi se si costruisse questo nuovo inceneritore in provincia di Rimini poche persone farebbero un sacco di soldi intorno a questo business. Voi e i vostri figli ne pagherete le conseguenze dei costi per i prossimi 25 anni mentre con le alternative di cui vi parlerò tra poco tutte le risorse finanziarie rimarrebbero all'interno della comunità. L'incenerimento è uno spreco di energia: Il riciclaggio di una tonnellata di rifiuti urbani permette di risparmiare 16-17 milioni di unità termiche britanniche (btu) ma se si bruciasse questa tonnellata genererebbe 4 milioni e rotti di btu. Che cosa significa ciò? Se la questione centrale è l'energia la cosa da fare è riutilizzare i rifiuti e non bruciarli.
LE ALTERNATIVE ALL'INCENERIMENTO

L'incenerimento non è affatto sostenibile. Ecco il punto che ci permette di riconoscere che ci sono due dinamiche importanti connesse all'incenerimento. Alcuni si preoccupano delle sostanze tossiche ma adesso ci troviamo nel ventunesimo secolo e ancora più importante dell'aspetto della tossicità è quello della sostenibilità. Anche nel caso in cui si rendesse l'incenerimento sicuro non sarebbe mai ragionevolmente proponibile perché non ha senso spendere così tante risorse finanziarie per distruggere delle risorse che invece dovremmo condividere con le generazioni future. I potenti hanno un concetto "usa e getta" del pianeta allo stesso modo di McDonalds. Vedi il libro L'era dell'iperconsumo. McDonaldizzazione, carte di credito, luoghi del consumo e altri temi di Gorge Ritzer, 2003, Franco Angeli editore. Secondo la filosofia americana esportata in tutto il mondo più si consuma, più si è felici. Viviamo come se avessimo a disposizione un altro pianeta su cui trasferirci. Non si può continuare a vivere secondo la filosofia usa e getta, secondo la filosofia del fast food su un pianeta che ha delle risorse finite. Gettando via tutto alla fine queste risorse si esauriranno. Ce ne siamo accorti con il petrolio le cui risorse si stanno esaurendo. Ma non è soltanto il petrolio. Se continuiamo secondo questa filosofia dell'usa e getta saranno tante altre le risorse che si esauriranno.
Se vogliamo risolvere la questione dell'inceneritore o della discarica non dobbiamo cercare modi per sbarazzarci dei rifiuti ma la sfida del 21 secolo consiste nello smettere di produrli.
Sicuramente a Rimini potreste ascoltare molti esperti che vi vengono a parlare della tecnologia migliore per risolvere questi problemi ma alla fine il risultato è frustrante perché non fanno altro che trovare delle soluzioni sempre più sofisticate ma che sono applicate alla risoluzione di problemi sbagliati. Il nostro compito non è quello di perfezionare i metodi di distruzione ma consiste piuttosto nel perfezionare i metodi di produzione. Abbiamo bisogno di migliorare la produzione industriale, che deve portare verso una società più sostenibile.
LA STRATEGIA RIFIUTI ZERO PER L'ANNO 2020
Questa strategia dice
no all'incenerimento,
no alle discariche
no alla società usa e getta
si a una società sostenibile.
L' anno 2020 è un obiettivo ideale volutamente inserito in un arco di tempo reale. Non diciamo di voler raggiungere rifiuti zero domani ma ci siamo posti di raggiungere questo obiettivo nell'anno 2020. Dobbiamo spostarci dal considerare il problema a valle dirigendoci a monte, alla radice della produzione industriale. Ci sono tre cose che ci occorrono per raggiungere l'obiettivo della riduzione dei rifiuti. 1) La responsabilità delle industrie 2) la responsabilità della comunità 3) una buona leadership per permettere un buon dialogo tra i due. Quali sono le buone pratiche che permettono di arrivare a Rifiuti zero? Un esempio di responsabilità industriale in azione: la Xerox sta recuperando tutte le vecchie fotocopiatrici da ben 16 paesi diversi e le sta portando in depositi in Olanda dove le fotocopiatrici vengono smontate in parti riutilizzabili raggiungendo ben il 95% del riciclaggio e risparmiando 76 milioni di dollari all'anno. Questo metodo può essere applicato da qualsiasi industria che risparmierà denaro ogni volta che cerca di ridurre la produzione di rifiuti.
Alcune delle buone pratiche per la riduzione dei rifiuti avvengono proprio qui in Italia.
Prima di arrivare alla riduzione di rifiuti ci sono tantissimi oggetti che potrebbero essere riciclati come mobili ed elettrodomestici che potrebbero essere riparati e messi sul mercato. Ogni volta che questo è fatto in giro per il mondo ecco che genera business e crea posti di lavoro là dove servono, negli ambiti urbani. La seconda cosa è la raccolta Porta a Porta e la raccolta differenziata. Naturalmente c'è bisogno di fare la raccolta differenziata del materiale organico pulito per fare il compostaggio e di fare la raccolta dei rifiuti riciclabili. La terza azione consiste nel concentrarci su i residui i quali sono il frutto di cattiva progettazione industriale. Naturalmente ci sono i prodotti domestici tossici come le batterie, i solventi , le vernici. Vorrei dire anche che è meglio decostruire gli edifici che demolirli. C'è un vero e proprio business al riguardo e la decostruzione è fonte di posti di lavoro.
L'Italia dispone di uno dei migliori Istituti di ricerca al mondo per la progettazione della raccolta differenziata Porta a Porta efficiente o efficace. Faccio riferimento alla Scuola agraria del parco di Monza. Questo istituto ha progettato impianti e sistemi per tutta l'Italia.
Alcune iniziative riguardano la regione Lazio. I comuni hanno raggiunto ben il 54% in più di raccolta differenziata in un anno. Incredibile! Questo è il migliore risultato ottenuto rispetto a qualsiasi altro paese al mondo. L'anno scorso sono andato a Sermoneta vicino a Latina. In un anno con la raccolta differenziata hanno riciclato oltre il 64%. Il Sindaco ha detto che di problemi ne hanno avuti ma se la sono cavata molto bene per tre motivi: hanno risparmiato soldi, hanno creato il doppio dei posti di lavoro e hanno reso il villaggio più pulito perché hanno eliminato tutti quei cassonetti pieni di spazzatura debordante.
La raccolta differenziata fa risparmiare e funziona non solo in piccoli comuni ma anche in grandi città come San Francisco con una popolazione di 850.000 abitanti, uno spazio ristretto e tre differenti lingue parlate. Tutte le campagne di informazione devono essere realizzate in tre lingue. Nel 2000 erano riusciti a raccogliere il 50% di raccolta differenziata Nel 2004 il 63%, l'obiettivo per il 2010 è di raggiungere il 75% di raccolta differenziata e l'obiettivo per il 2020 è zero rifiuti. Lo fanno con tre cassonetti: quello blu per i rifiuti riciclabili, quello verde per i rifiuti organici e quello nero per i residui. La città è tappezzata ovunque di questi manifesti pubblicitari. Ogni singola famiglia mette i tre contenitori davanti alla propria porta e quindi passa chi li raccoglie e li porta presso un impianto di compostaggio a settanta miglia da San Francisco in una zona circondata da terreni agricoli.
Alla fine gli agricoltori sono contenti perché utilizzano il compost come fertilizzante per coltivare frutta e verdura che ritorna a San Francisco. Enzo Favorino della Scuola agraria di Monza dice che anche se ogni famiglia in Italia fosse impegnata totalmente nella raccolta differenziata dei rifiuti organici per fare il compost questo ancora non sarebbe sufficiente per fare fronte alle esigenze di compost in Italia.
In Nuova Scozia che è una delle province canadesi in solo cinque anni la Provincia è riuscita a raggiungere il 50% di differenziazione e la capitale Halifax ha raggiunto il 50%. Ebbene in questo periodo sono stati creati mille posti di lavoro connessi alla gestione di questo tipo di rifiuti. Altri 2000 posti di lavoro sono stati creati nelle industrie che riutilizzano questi materiali che sono stati riparati e riciclati. Praticamente tutti i materiali cosi separati sono riutilizzati. Una delle questioni chiave quando parliamo di rifiuti è cosa fare con la frazione residua. Quello che l'incenerimento vuole fare lo sappiamo bene: semplicemente far scomparire la frazione residua. In Nuova Scozia hanno un impianto per la separazione della frazione residua dove le frazioni residue sono immesse sui nastri trasportatori e quindi ci sono degli addetti per separare quanto più rifiuti riciclabili possibili dalle sostanze tossiche. Quindi gli imballaggi non tossici sono smaltiti in discarica mentre la frazione organica sporca viene spezzettata e passa ad un altro impianto di compostaggio ma non per andare a costituire un prodotto da immettere sul mercato ma ai fini della stabilizzazione biologica. Quindi una volta che viene smaltita in discarica questa frazione organica non sarà più tossica. E' un impianto che funziona 24 ore al giorno dal 1985 ad oggi. E' la prima discarica al mondo in cui non c'erano cattivi odori, non si sentiva niente. Ma io penso che l'Italia da questo punto di vista possa rappresentare un punto di eccellenza possa fare ancora meglio. Vorrei che si creasse un centro di ricerca sulla separazione della frazione residua prima di arrivare alla discarica in maniera che ci sia un reparto presso le università locali dove professori e studenti potrebbero costituire un panel di ricerca dei residui per trovare degli utilizzi locali per alcuni di questi materiali. Se loro non hanno le attrezzature e le forze per farlo da sé potrebbero fare consulenza alle industrie perché ci siano dei cambiamenti nei processi di produzione in maniera che questi materiali non ce li troviamo sul groppone come rifiuti. E questa dovrebbe essere un'idea da replicare su tutto il territorio italiano. Ma la cosa che veramente mi piacerebbe vedere accadere sarebbe la costituzione di un Istituto nazionale di progettazione industriale per una società sostenibile. Questo Istituto dovrebbe poi essere in contatto con tutti i centri di ricerca ma ciò naturalmente richiederebbe una consapevolezza da parte del governo italiano in modo da prendere sul serio la questione trattamento dei rifiuti. Ovviamente i rifiuti dovrebbero rappresentare uno strumento fondamentale per avviarci verso una società sostenibile.
Tutti produciamo rifiuti e siamo tutti parte del problema ma se avessimo la leadership giusta noi saremmo tutti parte della soluzione. E' ora che i politici pensino sul serio al problema.
Vorrei fare un confronto veloce tra l'incenerimento e la strategia dei rifiuti zero. L'incerimento converte tre tonnellate di spazzatura in una tonnellata di ceneri tossiche, mentre la strategia rifiuti zero converte tre tonnellate di rifiuti in una tonnellata di risorse compostabili e una tonnellata di educazione. Occorre educare la comunità ed anche l'industria. Se non riusciamo a riciclare i rifiuti l'industria dovrebbe semplicemente evitare di produrli. Abbiamo bisogno di una progettazione industriale migliore per il 21 secolo e gli italiani in questo sono favoriti perché hanno i migliori progettisti del mondo. E abbiamo bisogno di leader politici e industriali dotati di una grande visione, di creatività.
ESEMPI DI RIDUZIONE DEI RIFIUTI

La baia di Cole in Tasmania nel 2003 ha bandito i sacchetti di plastica. Da allora altre 80 città hanno seguito l'esempio. Nel 2003 l'Irlanda ha introdotto una tassa di 15 centesimi sui sacchetti di plastica. In un anno l'uso dei sacchetti di plastica è diminuito del 92%. Mentre il restante 8% ha generato oltre 12,7 milioni di euro. Ora in Irlanda nel 90% dei casi si utilizzano borse di plastica riutilizzabili. In Italia in alcuni supermercati Coop vicino a Firenze i clienti possono riempire i propri contenitori di shampoo, detergenti ecc. Si va li con il proprio flacone e lo si ricarica. Altri supermarket permettono addirittura di riempire le bottiglie d'acqua. In Germania utilizzano delle bottiglie di plastica pesante ben 25 volte prima di essere riciclate. In Ontario in Canada l'industria della birra riutilizza le bottiglie di vetro da oltre 50 anni. Recuperano ben il 98% di queste bottiglie. Questo ha permesso la creazione di 2000 posti di lavoro nell'indotto a costo zero per le amministrazioni locali.
Hanno quasi raggiunto l'obiettivo di rifiuti zero e questo lo fanno già da 50 anni. Per concludere: non c'è assolutamente bisogno di continuare ad esporre la gente ad ulteriori dosi di diossina o altre sostanze tossiche provenienti dagli inceneritori perché esistono alternative più sicure e migliori per l'economia e per il nostro pianeta.

mercoledì 23 luglio 2008

GLI INCENERITORI, UNA SCELTA STUPIDA

DEL PROF. FEDERICO VALERIO


Una scelta stupida



Segue il contributo del Prof. Federico Valerio scritto al Convegno tenutosi ad Asti, il 16 luglio



Incenerire i rifiuti è una scelta razionale?

Federico Valerio





Bruciare quello che avanza dalle nostre attività quotidiane, i nostri Materiali Post Consumo, i cosidetti rifiuti, è una scelta razionale?

Per dare una risposta altrettanto razionale, cominciamo esaminando la composizione media di 1000 chili di scarti urbani e individuando gli eventuali pericoli igienico sanitari che nascondono questi materiali.

Oltre 220 chili, sui mille esaminati, sono composti letteralmente di acqua, presente come umidità in gran parte degli scarti, in particolare negli scarti derivante dalla preparazione di cibo; ovviamente la pericolosità di questa acqua è nulla e altrettanto ovviamente è nullo il suo potere calorifico.

In media, altri 250 chili dei nostri materiali post consumo sono fatti di vetro, ceramica, metalli vari (lattine in acciaio e alluminio); anche in questo caso si tratta di scarti chimicamente e biologicamente inerti, innocui per la salute; vetro e metalli hanno potere calorifico pari a a zero e addirittura ci sono controindicazioni al buon funzionamento degli inceneritori se nei rifiuti è presente del vetro che, fondendo, può ostacolare il buon funzionamento delle griglie mobili del forno.

Circa 200 chili sono fatti di contenitori e film di plastica, anche in questo caso usati in prevalenza per contenere bevande e alimenti o prodotti per l’igiene della casa. Dal punto di vista igienico ambientale le plastiche non presentano nessun problema se non quello in alcuni tipi di plastiche di additivi quali alcuni ftalati sospettati di effetti nocivi, il cui uso, comunque si sta progressivamente riducendo.

Il potere calorifico delle plastiche è di qualche interesse, circa 5000 chilocalorie al chilo, simile a quello di un carbone di bassa qualità (lignite), tuttavia, se raccolte separatamente, è più conveniente, sia tal punto di vista ambientale che energetico, riciclare le plastiche piuttosto che bruciarle.

Cellulosa e lignina sono i componenti principale di altri 150 chili dei nostri scarti, in prevalenza presente sotto forma di carta e cartoni e di un po’ di legno (cassette della frutta). Si tratta di un altro scarto assolutamente innocuo, con un basso potere calorifico (4.000 chilocalorie per chilo) ma di fatto una materia prima molto più interessante per le cartiere (produzione di carta e cartone) e per l’industria del legno (pannelli in truciolare).

Per arrivare a mille, mancano circa 180 chili fatti in prevalenza di proteine, carboidrati, grassi, zuccheri: gli avanzi delle nostre cucine e gli scarti di lavorazione del nostro cibo.

Questi pochi scarti, insieme ad altri di origine biologica (assorbenti, pannolini…) hanno un elevato contenuto di umidità (oltre il 40%) che ne sconsiglia la combustione, ma proprio questi pochi scarti sono l’unico vero problema igienico-sanitario presente nei rifiuti urbani: senza adeguati trattamenti, gli scarti di cibo generano cattivo odore, attraggono insetti e animali, possono essere causa di epidemie e, messi in discarica, producono liquidi (eluati) carichi di sostanze inquinanti (ammoniaca, nitrati, nitriti..) che, a loro volta possono liberare metalli pesanti tossici (cadmio, piombo, mercurio, nichel..) presenti in alcuni rifiuti (plastiche clorurate, lampade al neon, pile.. ).

Come ben sa chi già fa compostaggio domestico, gli scarti di cucina e dell’orto, gli sfalci d’erba e le potature, in circa due mesi di semplici trattamenti di tipo biologico, si trasformano in terriccio (compost) indispensabile per una sana produzione agricola e di cui i nostri campi, compresa la pianura Padana, hanno un gran bisogno, dopo decenni di sfruttamento con fertilizzanti chimici. E nel compostaggio l’elevata presenza di umidità non è di impedimento al processo, anzi.

Tecniche di trattamento biologico quali il compostaggio sono la soluzione ottimale per la frazione umida, ma anche per la frazione ricca di cellulosa, quali scarti di carta, cartoni e legno non riciclabili.

Pertanto dei 1000 chili di scarti che stiamo esaminando, circa 600 chili (umidità compresa) sono formati da scarti biodegradabili (cibo, sfalci, carta, legno..) che possono essere compostati e una volta compostati, perdono ogni possibile effetto di rischio per la salute, compreso il cattivo odore.

Questi stessi scarti biodegradabili (ricordiamolo 600 chili su mille) si prestano per un diverso trattamento biologico che frutta l’attività di altri microorganismi che, in assenza di ossigeno, trasformano questi scarti biodegradabili in metano, gas recuperabile ed utilizzabile come fonte di energia, per la produzione di calore, energia elettrica, autotrazione.

Questi stessi impianti (digestori anaerobici) producono fanghi che, mescolati a ramaglie, possono essere compostati ed usati in agricoltura.

Compostaggio e digestione anaerobica, sono tecniche affidabili, senza particolari problemi di economia di scala, intrinsecamente a basso impatto ambientale e con costi, tempi di ammortamento e tempi di realizzazione assolutamente competitivi con quelli della termovalorizzazione.

Queste stesse tecniche biologiche si prestano per inertizzare gli scarti indifferenziati che residuano alla raccolta differenziata che, dopo il trattamento biologico si prestano a recuperi dei materiali utili (metalli, vetro, plastiche, scarti cellulosiche) separati con sistemi ottici e meccanici.

Questi trattamenti denominati Trattamenti Meccanico Biologici (TMB) son in forte sviluppo in tutto il mondo grazie ai loro intrinseci vantaggi economici ed ambientali tanto è vero che una parte dei rifiuti campani inviati in Germania sono stati trattati in questo tipo di impianto, senza essere inceneriti come si è voluto far credere agli italiani.

Cosa succede se invece di riciclare e compostare, decidiamo di incenerire i mille chili di rifiuti di composizione simile a quella che abbiamo in precedenza descritto?

L’incenerimento fa reagire ad alta temperatura tutti gli scarti combustibili con l’ossigeno dell’aria. La reazione produce calore, trasforma le sostanze combustibili in anidride carbonica e acqua, ma produce anche grande quantità di nuovi composti tossici in gran parte neppure presenti nei rifiuti inceneriti: ossidi di azoto, anidride solforosa, acido cloridrico e fluoridico, polveri fini ed ultrafini, diossine, policiclici aromatici.

E metalli quali cadmio, nichel, mercurio, presenti in forma innocua nelle plastiche e nelle pile sono trasformati in composti chimici più pericolosi per l’ambiente e la salute umana.

Per ridurre l’impatto ambientale e sanitario degli inquinanti prodotti dall’incenerimento si adottano complessi e costosi sistemi di trattamento dei fumi che riducono ma non annullano l’inquinamento.

Nei migliori inceneritori oggi in funzione, quelli austriaci, ogni mille chili di acqua, carta, plastica, metalli, scarti di cibo inceneriti , sono emessi in atmosfera circa 300 grammi di composti tossici.

In particolare: 7 grammi di polveri sottili, 4 grammi di acido cloridrico, 25 grammi di anidride solforosa, 189 grammi di ossidi di azoto, 101 grammi ossido di carboni, 0,1 grammi di mercurio) e 44 nanogrammi (miliardesimi di grammo) di diossine.

E gli inceneritori a loro volta producono rifiuti solidi: sono le ceneri pesanti, tutto quello che non brucia che si trova nei rifiuti, ma anche le ceneri leggere, ossia tutti i rifiuti solidi che si producono dalla depurazione dei fumi.



Per ogni mille chili di rifiuti inceneriti un moderno inceneritore produce circa 250 chili di ceneri pesanti e 25 chili di ceneri leggere.

E queste ceneri, in particolare le ceneri leggere, non sono affatto inerti: vi si trovano metalli e composti tossici a concentrazioni tali da far spesso classificare questi scarti come rifiuti tossici e comunque non smaltibili in discarica se non dopo idonei trattamenti di inertizzazione, quali ad esempio il mescolamento a cemento.

Quale razionalità c’è in un costoso processo quale l’incenerimento che trasforma scarti innocui quali sono i rifiuti urbani in scarti tossici?

I gestori degli inceneritori vantano la produzione di calore e di energia elettrica da parte dei loro impianti ma si dimenticano di sottolineare un’anomalia di questi impianti, ovvero che, solo con gli inceneritori, i produttori del “combustibile” (famiglie ed aziende) pagano (molto caro) per la trasformazione del loro “combustibile” in energia.

Questa anomalia ha una spiegazione banale: i rifiuti urbani sono un combustibile povero, a causa della elevata quantità di umidita e di inerti presenti e i costi di gestione di quest’impianto non sono affatto coperti dalla vendita di calore ed elettricità.

Gli inceneritori, anche se ribattezzati termovalorizzatori, con una abile opera promozionale tutta italiana, sono impianti per lo smaltimento dei rifiuti i cui costi (i più alti in assoluto, rispetto agli altri sistemi di trattamento, compreso il riciclo) sono coperti dalla tassa dei rifiuti pagata da famiglie e aziende e dalla vendita di calore ed elettricità fatta pagare alle stesse famiglie e alle stesse aziende che producono il “combustibile”; un sicuro affare per il gestore, un costo netto a carico dei bilanci di famiglie e aziende.

In Italia, inoltre, esiste un’anomalia mondiale: siamo l’unico paese al mondo che incentiva con danaro pubblicol’incenerimento dei rifiuti, fatti diventare per legge fonte di energia rinnovabile.

Grazie a questi trucco, le famiglie Italiane, pagano 50 euro per l’elettricità prodotta “termovalorizzando” 1000 chili della loro spazzatura, una seconda tassa occulta sui rifiuti riscossa con la bolletta della luce.

E’ probabile che molti dei lettori di queste note, non sappiano nulla di Certificati Verdi e CIP 6, i trucchi usati per riscuotere questa tassa che nessuna forza politica vuole abolire, ed è anche probabile che gli stessi lettori non sappiano che Austria, Danimarca, Svezia, da anni tassano pesantemente la termovalorizzazione dei rifiuti e che questa stessa tecnologia di smaltimento, non riceve nessun incentivo pubblico in Germania e negli Stati Uniti.

Motivo dichiarato di queste scelte, da parte dei Parlamenti di questi Paesi, è quello di disincentivare l’incenerimento con recupero energetico e di promuovere il riciclo e il riuso degli scarti, scelte molto più intelligenti e di sicuro interesse collettivo: se mille chili di rifiuti urbani si riciclano, l’energia che si risparmia è tre volte maggiore dell’energia che si produce con la “termovalorizzazione” di quegli stessi mille chili di scarti.

E già che ci siamo, un’altra informazione che gli Italiani ignorano: Austria e Germania hanno degli inceneritori ma li usano per trattare rispettivamente il 10 e il 22% dei loro scarti, mentre riciclano e compostano, rispettivamente il 60 e il 42% dei loro scarti. Il resto, tolto gran parte dell’umido, lo mettono in discarica.

Il fatto è che anche l’inquinamento prodotto con il riciclo è nettamente inferiore all’inquinamento prodotto dalla termovalorizzazione .

Ad esempio, i rifiuti solidi prodotti dal riciclo sono inferiori a 100 chili per ogni mille chili di scarti riciclati e la tossiccità di questi scarti è pari alla tossicità originaria dei materiali riciclati (quindi nulla) e comunque nettamente inferiore alla tossicità delle ceneri che si sarebbero prodotte se quei milli chili di scarti fossero stati inceneriti.

Ritorniamo ai mille chili di spazzatura che abbiamo esaminato in dettaglio; una marea di dati di fonte nazionale ed internazionale ci dice che di questi mille chili oltre 800 chili sono separabili alla fonte da parte degli stessi produttori e assolutamente riciclabili grazie all’alta qualità delle separazioni che le famiglie sono in grado di realizzare.

Obbiettivi di raccolta di differenziata finalizzata al riciclo pari all’80% sono le prestazioni possibili con sistemi innovativi di raccolta domiciliare quali quelli denominati Porta a Porta, sistemi ormai collaudati con successo sia nei paesini sperduti in montagna, che nei megacondomini di città.

E infine un’altra inedita informazione: da anni Stati Uniti, Germania, Danimarca hanno introdotto la tassa del vuoto a rendere per tutti i contenitori di bevande di grande consumo, bottiglie di plastica e lattine, compresa la Coca-Cola che in questi paesi è venduta in bottiglie di plastica dello stesso tipo (PET) della stessa forma usata in Italia, ma con pareti più spesse, in modo che ogni bottiglia, con il vuoto a rendere, possa essere riempita e riusata almeno 50 volte prima di essere riciclata.

L’Italia è il paese con il maggior consumo procapite al mondo di acqua confezionata, consumo che avviene, quasi totalmente, grazie a bottiglie di plastica “usa e getta”: 350.000 tonnellate all’anno!

E’ una scelta stupida, come è stupida la scelta di termovalorizzare tutte queste bottiglie di plastica e tutto il resto.

Ovviamente chi cerca di fare il furbo è chi vuol far credere agli italiani che consumare, gettare e termovolarizzare sono una inevitabile e innocua scelta di progresso.



Per chi vuole approfondire e tenersi aggiornato visitare il Blog

federicovalerio.splinder.com

sabato 19 luglio 2008

Lettera agli amici di padre Alex Zanotelli

Riporto qui la lettera di padre Zanotelli, piena di contenuti e di commenti allarmanti. Non nascondo che è una lettera che mi ha commosso.

Napoli ,12 luglio 2008
LETTERA AGLI AMICI
AL COLMO LA FECCIA
Carissimi,è con la rabbia
in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest'estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. Il mio lamento è così ben espresso da un credente
ebreo nel Salmo 12: Solo falsità l'uno all'altro si dicono:bocche piene di menzogna,tutti a nascondere ciò che tramano in cuore. Come rettili strisciano,e i più vili emergono,è al colmo la feccia.
Quando dopo Korogocho,ho scelto di vivere a Napoli ,non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli
inceneritori. Sono convinto che Napoli è solo la punta dell'iceberg di un problema che ci sommerge tutti. Infatti, se aquest omondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l'11% del mondo consuma
l'88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altri quattro comedi scariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare
tutto , a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.E' stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent'anni a
sversatoio nazionale dei rifiuti tossici. Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989,nelristorante "La Taverna "di Villaricca di sversare i rifiuti tossici
in Campania.Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati
da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola-Marigliano), nelle Terre dei fuochi ( Nord diNapoli ) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici
bombardano oggi ,in particolare i neonati, con diossine,nanoparticelle che producono tumori, malformazioni , leucemie. Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto .A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata apotentati economici-finanziari.Infatti questa regione è stata
gestita dal1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti ,scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti.( E' sempre più chiaro, per me, l'intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!). In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe" , che di eco non hanno proprio nulla : sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono nè incenerire ( laCampania è già un disastro ecologico!) né seppellire
perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re".E così siamo giunti al disastro!
Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro.Noi ,senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte.Il nostro non è un disastro ecologico-lo dico con rabbia- ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari .Ne è prova il fatto che Prodi , a governo scaduto ,abbia firmato due ordinanze:una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano
nell'inceneritore di Acerra, l'altra che permetteva di dare il Cip6 ( la bolletta che paghiamo all'Enelper le energie rinnovabili) ai 3inceneritori della Campania che trasformano la merda in oro- come dice Guido Viale-
Quanto più merda , tanto più oro! Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n.90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone , con la forza militare,di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4
inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare.Da solo l'inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000tonnellate all'anno! E' chiaro allora che non si vuole fare la raccoltadifferenziata, perché se venisse fatta seriamente ( al 70 %),non ci sarebbebisogno di quegli inceneritori.E' da 14 anni che non c'è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono,ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentatieconomici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione.Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono ugualidavanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno
dignità sociale-così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani. Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso"qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria ela magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti , hanno meno poteri che nel resto d'Italia e i nuovi tribunalispeciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare,come altrove accade, i diritti dei Campani.Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto control'aborto e l'eutanasia, devo esserci
nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini Campani.Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo
all'inceneritore diAcerra ,a contestare la conferenza stampa di Berlusconi , organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone.( La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto
2004 da parte delle forze dell'ordine,è terrorizzata e ha paura di scendere in campo).Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo.Abbiamo distribuito alla stampa i volantini Lutto cittadino.La democrazia è
morta ad Acerra.Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso. Nella conferenza stampa ( non ci è stato permesso parteciparvi !)Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha
"subito" per costruire l'inceneritore ad Acerra !( Ricordo chela Fibe è sotto processo oggi ! ).Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l'ordinanza con la Fibe perché finisse
i lavori!Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera , a gestire i rifiuti.Quella italiana sarà quasi certamente la A2A ( la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti , si papperà anche l'acqua di Napoli.Che vergogna! la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba atutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nelsuo libro
Shock Economy, chiama appunto l'economia di shock! Lì dove c'è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!).E per farci digerire questa pillola amara, O' Sistema ci invierà un migliaiodi volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccoltad ifferenziata, un migliaio di alpini per sostenere l'operazione e trecento psicologi per oleare questa operazione!! Ma a che punto siamo arrivati in questo
paese!?!Mi indigno profondamente! E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato! " Padre Alex e i suoi fratelli " era scritto inuna fotografia apparsa su Tempi(inserto di La Repubblica ). Sì , sono fiero di essere a Napoli
in questo momento così tragico con i miei fratelli(e sorelle) di Savignano Irpino,e spropriati del loro terreno seminato a novembre , con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle proprie abitazioni con un pass perchè sotto
sorveglianza militare .Per questo, con i comitati come Allarme rifiuti tossici , con le reti come Lilliput e con tanti gruppi, continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo.Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera
contro un Sistema economico-finanziario che ammazza ed uccide non solo i poveri del Sud delmondo, ma anche i poverinel cuore dell'Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese,
Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944 .Qual è dunque il compito del predicatore oggi?Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto :coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l'intera verità.....Il nostro compito oggi è la temerarietà..Perchè ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura. Quello che a noi manca è una santa collera.Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini,ma anche nella mia Chiesa.I simboli della Chiesa Cristiana sono sempre stati il leone, l'agnello, la colomba e il pesce-diceva sempre Kaj Munk-Mamai il camaleonte.Vi
scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade diChiaiano, contro l'occupazione militare della
cava.Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull'idoneità della cava, Bertolaso ha inviatol'esercito per
occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata,abbandonata e tradita .Non abbandonateci. E' questione di vita
o di morte per tutti. E' con tantarabbia che ve lo scrivo.Resistiamo!Alex Zanotelli

venerdì 18 luglio 2008

IL DOTT. ROBERTO TOPINO SULL'INCENERITORE TORINESE DEL GERBIDO

Consuma 2 milioni di litri di acqua al giorno.

Produce 150.000 tonnellate di rifiuti pericolosi all’anno.

Costa 440 milioni di euro, come un ospedale, ma non cura le malattie: le fa venire!

L’alternativa esiste, è la raccolta differenziata: crea posti di lavoro, costa poco, recupera i materiali, non fa danni all’ambiente.

martedì 15 luglio 2008

IL DIAVOLO BRUCIA. DIO CREA

DI ERNESTO BURGIO SULLA RIVISTA "ECOLOGIST"

Il diavolo brucia. Dio crea, ricicla, trasforma: infinitamente

Dovrebbe essere ormai evidente a tutti che l’attuale fase della storia umana, quella coincidente con l’era dello sviluppo industriale e con l’utilizzo sempre più massiccio e irrazionale dei combustibili fossili (prima carbone, poi petrolio e gas), volge rapidamente e inesorabilmente al termine per due ragioni, strettamente interconnesse:
- l’imminente/immanente esaurimento delle risorse energetiche fossili, che l’uomo ha letteralmente dilapidato nel corso di questi due secoli
- gli effetti potenzialmente irreversibili che i processi di combustione, sempre più diffusi su tutto il pianeta, rischiano di avere sulla composizione dell’atmosfera, sul clima, sui cicli delle acque e del carbonio e sugli equilibri dei singoli ecosistemi e dell’intera biosfera.
Fra tutti gli impianti e sistemi eco-distruttivi inventati dall’uomo, gli “inceneritori di rifiuti” rappresentano il simbolo forse più perfetto (in senso negativo) di una “civiltà” dominata dalla Pulsione di Morte e di una specie vivente che, pur di estendere il proprio dominio, rischia di trasformare l’intero pianeta in una gigantesca camera a gas, in un immane forno crematorio.
E’ infatti difficile negare che gli inceneritori (il termine “termovalorizzatore” essendo frutto di un escamotage ipocrita e illegittimo, volto a convincere i cittadini circa un’inesistente resa energetica di questi impianti) sono essenzialmente grandi acceleratori entropici, che trasformano ogni giorno in cenere e gas:
- milioni di tonnellate di carta, cartone e legname che potrebbero essere utilizzate ancora a lungo e che sono il dono prezioso di boschi e foreste, cioè di quel polmone verde del pianeta, substrato e fucina della vita (biodiversità), che l’uomo sta distruggendo a ritmo frenetico e insostenibile;
- milioni di tonnellate di plastica e derivati, cioè di petrolio (si ricordi che un kg di PET equivale a due litri di petrolio): materiale organico che, formatosi attraverso milioni di anni di lento accumulo all’interno della crosta terrestre, siamo riusciti a consumare in pochi decenni;
- migliaia di tonnellate di metalli preziosi – alluminio, cromo, ferro, piombo, nichel – che potrebbero servire a costruire biciclette, navi, treni, ponti ed utensili vari.

Ma gli inceneritori non sono soltanto all’origine di un immenso, insensato spreco di materiali preziosi: sono anche tra gli impianti industriali più inutili, nocivi e rapidamente distruttivi nei confronti dei delicati meccanismi che regolano il clima e gli ecosistemi. E l’effetto forse più temibile e meno noto di questi eco-mostri concerne proprio il loro possibile impatto distruttivo sugli organismi e sull’intera biosfera: in quello che potremmo definire un immenso esperimento di bio-trasformazione a cielo aperto.
Perché i milioni di metri cubi di gas e ceneri volanti, che escono da quei camini e contaminano il mondo vegetale e i milioni di tonnellate di ceneri di fondo, che si depositano alla base delle caldaie e devono essere “smaltiti” in immense discariche di rifiuti speciali e che inevitabilmente finiscono con il percolare nelle falde idriche, avvelenando la catena alimentare e l’intera biosfera, sono un vero e proprio concentrato di alcune tra le sostanze più tossiche che l’uomo sia mai riuscito a produrre: diossine, furani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici e metalli pesanti, che - trasportati dalle particelle microscopiche prodotte dalla combustione – attraversano gli epiteli di rivestimento dei nostri apparati respiratorio e digerente, passano nel sangue e nella linfa, attraversano le barriere alveolare ed emato-cerebrale e penetrano attraverso le sofisticate membrane che proteggono le nostre cellule. In questo modo per anni, per decenni le nanoparticelle veicolano gli atomi di cromo, di piombo e di mercurio all’interno delle cellule che rappresentano la prima linea dei nostri sistemi di difesa - macrofagi, cellule dendritiche - di volta in volta paralizzandole o iper-attivandole (rendendole cioè incapaci di svolgere correttamente il proprio compito o inducendole a infiammare in modo cronico e progressivo i nostri organi e tessuti più preziosi) e all’interno dei nostri neuroni e delle cellule che formano la struttura portante del nostro cervello, che irreversibilmente danneggiate o cronicamente attivate finiscono per produrre ed accumulare al loro interno proteine alterate nella loro sequenza-base o nella loro forma tridimensionale…
Un dato epidemiologico estremamente allarmante di questi ultimi anni, è quello concernente il notevole aumento delle patologie neuro-degenerative croniche che funestano le nostre società. E’ sufficiente ricordare che negli Usa le morti per morbo di Alzheimer sono aumentate negli ultimi 20 anni del 1200%, ed è evidente che soltanto una trasformazione ambientale può aver determinato una simile deriva epidemiologica L’ipotesi patogenetica oggi più accreditata riconosce all’origine di questa e di altre malattie neurodegenerative, proprio un accumulo, nel citoplasma cellulare, di proteine alterate.
E’ noto quanto sia difficile dimostrare con assoluta certezza - sulla base delle modalità di studio e di valutazione usuali (essenzialmente epidemiologiche), che hanno come inevitabile parametro di riferimento popolazioni sottoposte a tassi di inquinamento similari e difficilmente valutabili - il nesso causa-effetto tra un possibile fattore patogenetico (in questo caso l’inalazione delle sostanze prodotte dalla combustione di materiale vario, plastica e metalli in primis) e l’aumento di una patologia cronico-degenerativa legata a meccanismi immuno-patogenetici e/o genotossici relativamente lenti (siamo nell’ordine di anni o decenni).
Ma alcuni ricercatori hanno recentemente sottolineato come esistano dati terribili, provenienti da un campo di “sperimentazione” ancora più drammatico ed eccezionale - quello delle guerre high-tech, ideate ed attuate negli ultimi 15 anni dagli USA e dai loro alleati - che possono aiutarci a chiarire il problema.
In queste guerre infatti intere popolazioni inermi hanno subito le conseguenze dei bombardamenti condotti con armi nuove e sofisticate, che solo tra alcuni decenni riveleranno tutti i loro effetti devastanti. Va da sé che pochi si sarebbero curati di questo lontano dramma, se migliaia di soldati occidentali non avessero manifestato, al ritorno dalle guerre nel Golfo e nei Balcani, sintomi e quadri patologici gravissimi, riconducibili all’esposizione alle sostanze chimiche e radioattive utilizzate e liberate nel corso dei bombardamenti.
L’interesse per questi lontani eventi, da parte di alcuni ricercatori che indagano sull’impatto ambientale e sanitario degli inceneritori, è dovuto al fatto che le molecole tossiche che si sono accumulate nei polmoni e nei cervelli, nel sangue e nello sperma dei soldati; che li hanno fatti ammalare di linfomi, leucemie, mielomi, epatocarcinomi e sarcomi; che hanno perfino causato l’insorgenza di carcinomi uterini nelle loro mogli e compagne e di malformazioni nei bambini da loro procreati negli anni successivi, sono praticamente le stesse prodotte dagli inceneritori. Il che non deve stupire, perché in entrambi i casi è proprio l’alta temperatura raggiunta nei processi di combustione a determinare: da un lato la liberazione di miliardi di atomi di cromo, nichel, mercurio, cadmio e di molecole di diossine, furani, idrocarburi policiclici; dall’altro la frammentazione della materia in nanoparticelle rotondeggianti, che inalate fungono da perfette navette per le sostanze killer. E in entrambi i casi le particelle col loro carico mortale penetrano nelle cellule del sangue, infiammano organi e tessuti, sregolano gli stessi apparati di controllo sistemico e in primis il sistema neuro-endocrino: anche perché alcune di queste sostanze, come le diossine (di cui gli inceneritori sono oggi la fonte principale), agiscono da endocrine disruptors, con meccanismi veramente diabolici, che permettono loro di ingannare i recettori delle cellule bersaglio o di mimare (agendo direttamente o indirettamente sul DNA o sui meccanismi di trascrizione ed espressione genica) l’azione delle molecole che innescano o modulano la produzione di ormoni, citochine, chemochine.

Ma queste non sono le uniche controindicazioni alla costruzione ed all’uso degli inceneritori che sarebbe importante conoscere e divulgare. Alle motivazioni di ordine ambientale e sanitario, si possono infatti affiancare numerose motivazioni di ordine economico e sociale.
A cominciare dal semplice calcolo dei costi di produzione: visto che, cifre ufficiali alla mano, il costo di un MWh di energia in un impianto idroelettrico è valutabile intorno ai 65 euro; in un impianto eolico intorno ai 60; in un impianto a biomasse intorno a 120, mentre produrre un MWh in impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani con “recupero energetico” costa la bella cifra di 228 euro (senza mettere nel conto il costo di smaltimento delle ceneri e i danni incalcolabili alla salute umana)! Questo significa che ben lungi dal consentire un recupero energetico, gli inceneritori sono una fonte di immenso spreco energetico ed economico (concetto che può anche essere sintetizzato dicendo che l'energia necessaria a produrre i materiali che vengono inceneriti è circa 4 volte maggiore di quella che si può ottenere bruciandoli).
D’altro canto dovrebbe essere ormai noto a tutti che esistono strategie semplici e collaudate che permettono di organizzare una corretta filiera di trattamento dei materiali post consumo (in effetti il termine “rifiuti” dovrebbe essere utilizzato solo per gli scarti e via, via abolito), fondata sulla riduzione e razionalizzazione della produzione, sul recupero, riciclaggio e riuso di vetro, carta, legname e metalli; sul corretto trattamento dell’organico; sul processamento a freddo dell’eventuale residuo.. e che non mancano le norme comunitarie
e nazionali, che almeno sulla carta, incentivano questo vero e proprio circuito virtuoso.

Dovrebbe insomma essere ormai chiaro a tutti coloro - imprenditori, economisti, politici, chimici, ingegneri, medici – che si interessano a vario titolo al problema del trattamento dei rifiuti, che non ha alcun senso bruciare tonnellate di materiali preziosi e in larga misura riutilizzabili; che una simile prassi ha costi enormi oltre a essere dannosa per l’ambiente in cui viviamo e per la nostra salute.
Eppure è un dato di fatto che in Italia, da alcuni anni, assistiamo ad una vera e propria corsa alla costruzione di nuovi impianti. Un mistero che, in effetti, non è poi così difficile svelare.
Basta infatti ricordare che in Italia è attualmente in vigore una Legge, unica in Europa e in palese contrasto con le direttive europee, che consente allo Stato di sovvenzionare fortemente la produzione di energia attraverso l’incenerimento dei rifiuti, che essendo (come visto) alquanto costosa, se non fosse incentivata con danaro pubblico, non avrebbe mercato. E’ appunto grazie a questa Legge che i gestori di inceneritori e i gruppi industriali come Moratti, Garrone, Falck che li costruiscono, possono fare grandi profitti, scaricando gli enormi costi di impianti assolutamente antieconomici, sulla collettività.
Il trucco è semplice e scellerato: in pratica gli ingenti fondi che dovrebbero esser destinati per Legge alle energie rinnovabili (pagati direttamente dai contribuenti nella bolletta Enel) vengono letteralmente stornati nelle tasche dei gestori, che ricevono circa 40 euro per ogni tonnellata di rifiuti inceneriti, più altri sussidi: cifre che moltiplicate per milioni di tonnellate (nella sola Sicilia è prevista la costruzione di 4 eco-mostri, che dovrebbero incenerire circa 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti/anno!) raggiungerebbero dimensioni piuttosto ragguardevoli. Difficile negare che si tratta di una legge immorale (ci troviamo di fronte a un vero e proprio furto legalizzato ai danni dei cittadini e a favore di chi li sfrutta ed inquina), oltre che antiecologica (un vero e proprio incentivo allo spreco energetico). Come difficile sarebbe negare che le complicità in questo settore sono veramente molte e varie: si pensi al ruolo dei media, in gran parte schierati da anni dalla parte delle lobbies inceneritoriste, e impegnati a convincere gli italiani che gli inceneritori (pardon i termovalorizzatori) sono macchine magiche, capaci di far sparire per incanto i rifiuti, risolvendo l’emergenza e il problema delle discariche; di produrre “energie rinnovabili”; di creare nuovi posti di lavoro; di “ripulire” l’aria che respiriamo e di “ridurre” le emissioni climatizzanti, secondo i sacri dettami del Protocollo di Kyoto !
Tutte affermazioni rigorosamente false e tendenziose, che pochi cercano di smentire.
Eppure non è difficile capire che bruciare i rifiuti significa semplicemente trasformare materiali preziosi in gas e sostanze infinitamente più tossiche e pervasive; che gli inceneritori non risolvono il problema delle discariche, anzi le trasformano in depositi di rifiuti speciali e infinitamente più pericolosi; che gli inceneritori non possono che disincentivare la raccolta differenziata e il recupero della carta, del legname e della plastica.. per il semplice fatto che senza queste sostanze, l’inceneritore non potrebbe neppure funzionare; che per ogni tonnellata di “rifiuti” inceneriti (anziché riciclati, compostati o riutilizzati) si emettono in atmosfera 450 chili di gas serra; che una corretta filiera di riciclaggio, recupero, riuso e compostaggio permetterebbe la creazione di decine di cooperative di giovani impegnati in un servizio al tempo stesso utile sul piano ecologico e sanitario, redditizio sul piano economico e persino educativo per se stessi e per l’intera comunità…

Stando così le cose appaiono più chiari i motivi che ci hanno spinto a proporre gli inceneritori a simbolo negativo di una “civiltà” fondata sulla distruzione sistematica della Natura. Cioè su processi lineari, irreversibili, tanto per ciò che concerne le trasformazioni della materia, quanto nel campo degli esseri viventi: visto che le modifiche deliberate o involontarie del DNA rappresentano (anche sul piano simbolico/metafisico) un’interferenza indebita e potenzialmente definitiva sul programma-base che definisce le linee guida per lo sviluppo nello spazio-tempo di tutte le forme di vita (dalle singole cellule alle specie).
In questo senso gli inceneritori rappresentano davvero il tetro simbolo di un sistema: perché ciò che accomuna la gran parte delle nostre attuali modalità di sfruttamento delle risorse energetiche è appunto che si tratta di cicli aperti, cioè di non-cicli, che consumano energia e materia relativamente organizzata e liberano – al termine del processo – calore e sostanze tossiche che si disperdono nell’atmosfera, inquinandola in modo potenzialmente irreversibile. Tale discorso vale per tutti gli impianti e le macchine che consumano energia chimica (petrolio, carbone, gas) o nucleare e che presentano, sia pur con diversa gradazione (minima per il gas naturale, massima per il nucleare) gli stessi problemi: quello termico; quello, strettamente connesso, dell’enorme consumo idrico; quello della produzione di scorie pericolose; quello dell’imminente esaurimento degli stessi combustibili.
E in questo contesto dovrebbe apparire più comprensibile anche il titolo “teologico” che abbiamo scelto di dare al nostro pezzo e che riecheggia una celebre frase di Paul Connett, un noto professore di biochimica americano, che da anni gira il mondo nelle vesti di profeta di una società zero-waste.
Affermare che il diavolo e l’uomo da lui asservito o irretito bruciano, allontanandosi dal modello naturale e/o divino significa infatti asserire in modo semplice e chiaro
- che ogni forma di combustione, attuata su scala planetaria, si rivela rapidamente insostenibile e biocida e che, in particolare, la pratica di trasformare enormi quantità di materiali preziosi (metalli, carta, legname, vetro) in rifiuti, per poi dis-integrarli per combustione è prassi antieconomica e insostenibile sul piano del consumo di risorse; del dissesto climatico; dell’inquinamento e dell’impatto ambientale e sanitario (produzione e inevitabile dispersione nell’ambiente, bioaccumulo e biomagnificazione attraverso la catena alimentare di diossine, furani, policlorobifenili, metalli pesanti..)
- che diviene di giorno in giorno più urgente e necessaria una ri-conversione del sistema produttivo e commerciale globale, che non può che derivare da una ancora più radicale conversione culturale/spirituale:
perché in assenza di una profonda ed autocritica presa di coscienza collettiva, è veramente difficile immaginare che l’umanità decida di tornare nel giro di alcuni anni/decenni ad un modello/sistema fondato su un utilizzo responsabile e parsimonioso (il risparmio energetico rappresenta la vera chiave di volta di questa che potremmo veramente definire Rivoluzione Verde) dell’energia che ricaviamo dalla materia (che deve essere rinnovabile ed a ciclo eminentemente chiuso) e da quella fonte praticamente inesauribile e “pulita” che è il sole.

Ernesto Burgio, sulla rivista Ecologist

lunedì 14 luglio 2008

LE PRATOLINE MALFORMATE

A Torino esiste un grave problema di inquinamento da cromo esavalente,(ricordate Erin Brockovich?)che viene sversato a cielo aperto nella Dora. Il cromo esavalente è altamente cancerogeno e mutageno. In questo video un esempio di pratoline malformate.

http://www.youtube.com/watch?v=LHn40Z1ezDA
http://it.youtube.com/watch?v=-RGlxCSDS6c

ALTERNATIVE

Esistono dei SISTEMI DI TRATTAMENTO A FREDDO che permettono di RICICLARE oltre il 95% dei rifiuti, separando la carta, la plastica, i metalli, la materia organica, e trasformando la rimanente frazione inerte non riciclabile in SABBIA SINTETICA utilizzata come alleggeritore per calcestruzzi nell'edilizia, come materiale di costruzione in parziale sostituzione del laterizio, oppure per la fabbricazione di oggetti di pubblica utilità come panchine, giochi per parchi pubblici, pallets etc.
www.centroriciclo.com

Degno di particolare menzione è il fatto che, mentre UN INCENERITORE DA' LAVORO A POCHISSIME DECINE DI PERSONE, un ciclo dei rifiuti integrato fra RACCOLTA DIFFERENZIATA, TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO e RICICLAGGIO è in grado di dare lavoro a CENTINAIA DI PERSONE, DISTRIBUENDO LA RICCHEZZA FRA GLI STRATI PIU' BASSI DELLA SOCIETA'

....

domenica 6 luglio 2008

COSA ENTRA E COSA ESCE DAGLI INCENERITORI

Gli inceneritori bruciano ad alta temperatura perchè oltre gli 800° si forma poca (ma non nulla) diossina. La diossina è una sostanza estremamente stabile che, a causa del suo peso, dal camino di qualsiasi impianto esca, cade abbastanza velocemente a terra, quindi sull'erba, sulla verdura, sulla frutta. Noi perciò ce la mangiamo nutrendoci sia degli animali che hanno mangiato l'erba sia dei vegetali, ritrovandocela nei grassi, nel fegato, nel sangue, oltretutto concentrata, poiché il nostro organismo la elimina in tempi valutabili in diversi anni e quindi, se la fonte di diossina è costante nel tempo, questa si accumula nell'organismo. La diossina provoca alcune forme di cancro e malformazioni fetali.
Comunque, bruciando ad alta temperatura, via la diossina (o quasi) e allora via agli inceneritori! Purtroppo però gli inceneritori moderni producono comunque un bel po' di diossina; primo per la grande presenza di cloro nei rifiuti, secondo perchè la temperatura all'interno degli inceneritori è tutt'altro che omogenea e dunque esistono le condizioni idonee per la creazione del composto.
Oltre la diossina l'inceneritore genera pure una quantità di sostanze organiche di cui siamo soltanto in parte a conoscenza e queste sostanze, contenute nelle migliaia di materiali gettate negli inceneritori, quali sono? Che effetti hanno sulla salute e sull'ambiente? Non lo sappiamo.
Oltre a questo tipo di inquinamento l'inceneritore libera come ogni altro tipo di combustione gas organici e non e tra questi anidride carbonica (CO2)vari ossidi di azoto (NOx)vari ossidi di zolfo (SOx) e acido solfidrico (H2S).
Poichè questo è ben conosciuto, per evitare di mettere questi prodotti nocivi in atmosfera, si aggiungono al materiale da incenerire sostanze come ammoniaca, calce, bicarbonato e vi si aggiunge pure parecchia acqua. Praticamente si raddoppia la massa.
Ma un altro inuinante esce dal camino dell'inceneritore: le polveri organiche e inorganiche. Anche senza avere un grado di precisione accettabile sulla composizione delle polveri, il fatto è ben conosciuto e per questo motivo ecco l'introduzione dei filtri che dovrebbero acchiappare questi materiali.
Ora bisogna sapere che per una frazione le polveri da combustione si formano immediatamente dopo che il materiale è stato bruciato e per questo sono arrestabili con una certa facilità da filtri opportunamente congegnati. Queste polveri sono chiamate "primarie" o "filtrabili" proprio perchè dei filtri opportunamente congegnati possono catturarle.
Una seconda frazione di polveri è quella "primaria condensabile" dove il secondo aggettivo significa che la formazione avviene per condensazione del materiale vaporizzato e questo processo si verifica ben al di là del camino. Dunque fuori dalla portata di qualsiasi filtro.
Infine ci sono le "polveri secondarie" quelle che si generano dalla condensazione dei gas che escono dalla combustione con quanto trovano in atmosfera: gas come l'ozono, il vapor d'acqua e una grande quantità di radicali liberi, cioè questi ultimi, semplificando un po', porzioni di molecole dotate di enorme reattività chimica. Il processo è facilitato dalla luce solare che agisce come catalizzatore. Le polveri secondarie nascono in quantità enorme ben lontano dal camino e diventano veicolo per altre polveri che si trovano in atmosfera.
Dunque è evidente che un filtro posto lungo il camino potrà catturare solo le polveri primarie filtrabili e nulla più. Ma a questo punto sorge una domanda. Che ne farò di quello che sono riuscito a catturare? E che ne faro del filtro stesso una volta che questo avrà finito la sua capacità di lavoro? Questa roba, ahimé, finirà prima o poi nell'ambiente.
Eppure se si va a leggere nella pubblicità degli inceneritori si vedrà che questi riportano una capacità di cattura quasi assoluta nei riguardi delle polveri, senza però specificare di quali polveri si tratti e senza mai chiudere il cerchio: il solito giochetto per far vedere ciò che fa comodo, che sarà pure ingenuo, ma che, nella maggior parte dei casi funziona!
In più c'è il problema delle ceneri che, senza che ci sia gran che da fare, residuano ad ogni combustione.
Queste ceneri si dividono in pesanti e sono la grande maggioranza e leggere o volanti.
Le prime ricadono immediatamente e si possono raccogliere, le seconde invece sono finissime e galleggiano in aria volando anche a grande distanza dall'origine. E' impossibile stabilire a priori la composizione di queste polveri, poiché dipende da cosa si è bruciato. Contengono comunque, se non tutta la tavola degli elementi, un discreto campionario. Queste ceneri vengono definite dalla legge "inerti" come se il nostro organismo non s'incrociasse con loro.
Questa roba viene messa in discarica (e allora è falso che con gli inceneritori le discariche scompaiono) ma è vero pure che la legge consente che le ceneri di rifiuto siano aggiunte a laterizi e cemento. Questo appare per lo meno se non illegale certamente illegittimo, se compro del cemento e non c'è scritto con chiarezza che sto comprando anche ceneri che sono rifiuti dei rifiuti sono stato imbrogliato. Se poi sono allergico a qualche elemento presente nelle ceneri ecco che viene minata anche la mia salute, Si stanno verificando casi di bambini allergici alle proprie case.

Adesso consideriamo un po' la massa che si incenerisce e ciò che esce dal processo. Consideriamo una tonnellata di rifiuti (ma un inceneritore normale tratta diverse centinaia di migliaia di tonnellate l'anno). Dobbiamo considerare anche le aggiunte di cui abbiamo parlato (acqua, calce bicarbonato, ammoniaca)e queste aggiunte portano la tonnellata iniziale a due. Da questa tonnellata iniziale escono:
-una tonnellata di fumi
-650 kg. d'acqua da depurare
-300 kg. di ceneri pesanti
-30 kg. di ceneri volanti
-25 kg. di gesso
Basta fare una semplice addizione per vedere che da una tonnellata di rifiuti escono due tonnellate e questo trascurando le polveri secondarie che si formano per condensazione e che possono superare da sole quella massa. E questo ce lo garantisce la legge di conservazione della massa di cui parlerò nel prossimo blog.
Da aggiungere a questo fatto il problema della trasformazione chimica. Nella grande maggioranza dei casi ciò che esce da una combustione ha una tossicità assai maggiore di ciò che è entrato e le polveri che si producono sono ben più aggressive di quanto non lo fosse l'oggetto iniziale, se mai quest'oggetto iniziale lo fosse stato. L'oggetto iniziale viene sminuzzato in una quantità immensa di particelle tanto più piccole quanto più alta è la temperatura di combustione. Dunque dall'oggetto innocuo e grossolano iniziale siamo passati a un coacervo di gas e polveri ETERNE (e per eterne si intende fino alla fine della vita del nostro pianeta) sulla cui aggressività pare non possano esistere dubbi.
A questo punto è chiaro che qualsiasi alternativa è preferibile a raddoppiare la massa e a trasformare materiale in materiale di gran lunga più aggressivo, anche se invisibile, per la salute e per l'ambiente.

QUAL'E' ALLORA IL MOTIVO DI ESISTERE DI IMPIANTI COSI' SMACCATAMENTE CONTRARI ALLA SCIENZa?

Liberamente tratto da "Il Girone delle Polveri Sottili" di Stefano Montanari - MacroEdizioni

venerdì 4 luglio 2008

COMUNICATO ANSA

Questo comunicato ANSA apparso in rete è sparito poco dopo. Visto che io l'ho salvato ve lo propongo. E' qualcosa su cui riflettere.

*L'INCENERITORE DI BRESCIA INQUINA? LO SI CEDE A NAPOLI* NAPOLI -
Sopralluoghi, incontri, ricognizioni. Il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi torna tra poche ore a Napoli per fare nuovamente il punto
sull'emergenza rifiuti. Arriva quando oltre 6mila famiglie, in città, hanno
dato il via alla raccolta differenziata e quando un ricercatore del Cnr
lancia un allarme sulla validità del termovalorizzatore. Il Cnr prende le
distanze dalle sue posizioni, ma lui intanto dice: "l'inceneritore, anche
quello di Brescia, inquina". E dire che il premier farà il punto sulla
situazione proprio ad Acerra, nel cantiere del termovalorizzatore che
dovrebbe rappresentare una svolta in questa lunga emergenza.


Una logica, quella dell'incenerimento, che viene bocciata senza
riserve da *Ennio
Italico Noviello, primo ricercatore dell'area ricerca del Cnr di Roma* dal
quale Sesto Viticoli, direttore del Dipartimento progettazione molecolare
Cnr, prende le distanze precisando che "*non rappresenta la posizione
dell'Ente*". "L'incenerimento trasforma i rifiuti da solidi in aeroformi, ma
restano tossici e nocivi - ha detto Noviello - E, infatti, in Giappone, uno
dei primi paesi a utilizzare questa tecnologia, stanno rapidamente facendo
marcia indietro". Poi, lancia ancora un altro allarme. Secondo Noviello
"Brescia avrebbe proposto di vendere l'intero impianto alla Campania". "L'ho
saputo proprio stamattina - ha spiegato Noviello in un incontro a Napoli -
La proposta era di cederlo per 25 milioni di euro, cioé meno di quanto serve
per completare quello di Acerra". Una proposta "giustificata dal fatto che
quell'impianto sta inquinando l'intera Lombardia. A Brescia non c'é un solo
allevamento di bovini che sia senza diossina".



Intanto parte dal quartiere dei Colli Aminei, la nuova campagna 'Porta a
porta' per la raccolta differenziata a Napoli che coinvolgerà 18.817
abitanti, 6.917 famiglie e 732 utenze non domestiche. Un primo passo che
entro il 2008, così come previsto dal piano per l'attivazione della raccolta
differenziata, mira a coinvolgere 100mila napoletani. Anche gli alpini
saranno impegnati per far fronte all'emergenza.

INCENERITORI E NANOPATOLOGIE

INTERVENTO DI STEFANO MONTANARI DIRETTORE SCIENTIFICO DEL LABORATORIO
NANODIAGNOSTICO DI MODENA


Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico:le micro - e nanoparticelle,comunque prodotte una volta che sianoriuscite a penetrarenell’organismo innescano tuttauna serie di reazioni chepossono tramutarsiin malattie.Le nanopatologie, appunto.
Se è vero che le manifestazionipatologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto veroche malformazioni fetali, malattieinfiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt’altro che rare.A prova di questo, basta osservareciòche accade ai reduci, militario civili che siano, delle guerre del Golfoo dei Balcani o a chi
sia scampato al crollo delle Torri
Gemelle di New York e di quel
crollo ha inalato le polveri.
“Comunque prodotte”, ho scritto
sopra a proposito di queste particelle
che sono inorganiche, non
biodegradabili e non biocompatibili.
E l’ultimo aggettivo è sinonimo
di patogenico.
Il fatto, poi, che siano anche non
biodegradabili, vale a dire che l’-
organismo non possieda meccanismi
per trasformarle in qualcosa
di eliminabile, rende l’innesco
per la malattia “eterno”, dove
l’aggettivo eterno va inteso secondo
la durata della vita umana.
Le particelle di cui si è detto hanno
dimensioni piccolissime, da
qualche centesimo di millimetro
fino a pochi milionesimi
di millimetro,
e più queste sono
piccole, più la
loro capacità di penetrare
intimamente
nei tessuti è spiccata;
tanto spiccata da
riuscire perfino, in
alcune circostanze e
al di sotto di dimensioni
inferiori al micron
(un millesimo
di m millimetro), a
penetrare nel nucleo
delle cellule senza
RIFIUTI - SALUTE
ledere la membrana che le avvolge.
Come questo accada sarà il tema
di un incipiente progetto di ricerca
europeo che vedrà coinvolto
come coordinatore il nostro
gruppo.
Se è vero che la natura è una produttrice
di queste polveri, e i vulcani
ne sono un esempio, è pure
vero che le polveri di origine naturale
costituiscono una frazione
minoritaria del totale che oggi si
trova sia in atmosfera (atmosfera
significa ciò che respiriamo) sia
depositato al suolo, ed è pure
vero che la loro granulometria
media è, tutto sommato,
relativamente grossolana.
È l’uomo il grande produttore di
particolato, soprattutto quello più
fine. Questo perché la tecnologia
moderna è riuscita ad ottenere a
buon mercato temperature molto
elevate a cui eseguire le più svariate
operazioni, e, in linea generale
e a parità di materiale bruciato,
più elevata è la temperatura
alla quale un processo di combustione
avviene, minore è la dimensione
delle particelle che ne
derivano.
A questo proposito, occorre
anche tenere conto del fatto che
ogni processo di combustione,
nessuno escluso, produce particolato,
sia esso primario o secondario.
Per particolato primario s’intende
quello che nasce direttamente nel
crogiolo, per secondario, invece,
quello che origina dalla reazione
tra i gas esalati dalla combustione
(tra gli altri, ossidi di azoto e di
zolfo) e la luce, il vapor d’acqua
e i composti principalmente organici
che si trovano in atmosfera.
Al momento attuale, la legge prescrive
che l’inquinamento particolato
dell’aria sia valutato determinando
la concentrazione di
particelle che abbiano un diametro
aerodinamico medio di 10 micron
- le ormai famose PM10 - e
prescrive che la valutazione
avvenga per massa.
Nulla si dice ancora, invece, a
proposito delle polveri più sottili:
le PM2,5 (cioè particelle con un
diametro aerodinamico medio di
2,5 micron), le PM1 (diametro da
1 micron) e le PM0,1 (diametro
da 0,1 micron).
Sono proprio quelle le polveri
realmente patogene, con una
patogenicità che cresce in modo
quasi esponenziale con il diminuire
del diametro. E per avere
un’idea degli effetti sulla salute
di queste poveri occorre che le
particelle siano non pesate ma
classificate per dimensione e
contate.
Dal punto di vista pratico, la massa
di una particella da 10 micron
corrisponde a quella di 64 particelle
da 2,5 micron, oppure di
1.000 da un micron, oppure,
ancora, a quella di 1.000.000 di
particelle da 0,1 micron.
Perciò, valutare il particolato in
massa e non per numero e dimensione
delle particelle non dà indicazioni
utili dal punto di vista
sanitario e può, anzi, essere fuorviante.
Venendo al problema dell’inquinamento
da rifiuti, è ovvio che
questi debbano, in qualche modo,
essere smaltiti.
A questo punto, è necessario ricordare
la cosiddetta legge di Lavoisier
o della conservazione della
massa. Questa recita che in una
reazione chimica la massa delle
sostanze reagenti è uguale alla
massa dei prodotti di reazione.
Il che significa che, secondo le
leggi che regolano l’universo, noi
riusciamo solo a trasformare le
sostanze, ma non ad annullarne la
massa.
Ciò che avviene quando s’inceneriscono
i rifiuti, dunque, altro non
è se non la loro trasformazione in
qualcosa d’altro, e questa trasformazione
è ottenuta tramite l’applicazione
di energia sotto forma
di calore.
Stante tutto ciò che ho scritto sopra
e che è notissimo sia tra gli
scienziati sia tra gli studenti delle
scuole medie, se noi bruciamo
l’immondizia, altro non facciamo
se non trasformarla in particelle
tanto piccole da farle scomparire
alla vista e, con i cosiddetti
“termovalorizzatori” – una parola
che esiste solo in Italiano e che
evoca l’idea ingenuamente falsa
che si ricavi valore economico
dall’operazione – la trasformazione
produce particelle ancora più
minute e, dunque, più tossiche.
Malauguratamente, non esiste alcun
tipo di filtro industriale capace
di bloccare il particolato da 2,5
micron o inferiore a questo, ma,
dal punto di vista dei calcoli che
si fanno in base alle leggi vigenti,
questo ha ben poca importanza: il
“termovalorizzatore” produce pochissimo
PM10 (peraltro, la legge
sugl’inceneritori prescrive ancora
la ricerca delle cosiddette polveri
totali ed è, perciò, ancora più arretrata)
e la quantità enorme di
altro particolato non rientra nelle
valutazioni. Ragion per cui, a
norma di legge l’aria è pulita.
Ancora malauguratamente, tuttavia,
l’organismo non si cura delle
leggi e le patologie da polveri
sottili (le PM10 sono tecnicamente
polveri grossolane), un tempo
ignorate ma ora sempre più conosciute,
sono in costante aumento.
Tra queste, le malformazioni
fetali e i tumori infantili.
Tornando ala legge di Lavoisier,
uno dei problemi di cui tener conto
nell’incenerimento dei rifiuti è
la quantità di residuo che si ottiene.
Poiché nel processo d’incenerimento
occorre aggiungere all’immondizia
calce viva e una rilevante
quantità d’acqua, da una
tonnellata di rifiuti bruciata escono
una tonnellata di fumi, da 280
a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di
ceneri volanti (la cui tossicità è
enorme), 650 kg di acqua sporca
(da depurare) e 25 kg di gesso. Il
che significa il doppio di quanto
si è inteso “smaltire”, con l’aggravante
di avere trasformato il
tutto in un prodotto altamente patogenico.
E in questo breve scritto
si tiene conto solo del particolato
inorganico e non di tutto il
resto, dalle diossine (ridotte in
quantità ma non eliminate dall’alta
temperatura), ai furani,
agl’idrocarburi policiclici, agli
acidi inorganici (cloridrico,
fluoridrico, solforico, ecc.), all’-
ossido di carbonio e quant’altro.
Affermare, poi, che incenerire i
rifiuti significa non ricorrere più
alle discariche è un ulteriore
falso, dato che le ceneri vanno
“smaltite” per legge (decreto
Ronchi) in discariche per rifiuti
tossici speciali di tipo B1.
Si mediti, poi, anche sul fatto che
l’incenerimento comporta il mancato
riciclaggio di materiali come
plastiche, carta e legno.
I “termovalorizzatori” devono
funzionare ad alta temperatura e,
per questo, hanno bisogno di quei
materiali che possiedono un’alta
capacità calorifica, vale a dire
proprio le plastiche, la carta e il
legno che potrebbero e dovrebbero
essere oggetto di tutt’altro che
difficile riciclaggio.
Tralascio qui del tutto il problema
economico perché non rientra
nell’argomento specifico, ma il
bilancio energetico è fallimentare
e, se non ci fossero le tasse dei
cittadini a sostenere questa forma
di trattamento dei rifiuti, a nessuno
verrebbe mai l’idea di costruire
impianti così irrazionali.
Rimandando per un trattamento
esaustivo dell’argomento ai
numerosi testi che lo descrivono
compiutamente, compresi i siti
Internet dell’ARPA e di varie
AUSL, la conclusione che qualunque
scienziato non può che
trarre è che incenerire i rifiuti è
una pratica che non si regge su
alcun razionale. Ma, al di là della
scienza, il sensus communis del
buon padre di famiglia che per i
Romani era legge può costituire
un’ottima guida. Usare i cosiddetti
“termovalorizzatori” spacciandoli
per un miglioramento
tecnico, poi, non fa che peggiorare
la situazione dal punto di vista
del nanopatologo, ricorrendo questi
a temperature più elevate.
Perciò, una pratica simile non
può essere in alcun modo presa in
considerazione come alternativa
per la soluzione del problema legato
allo smaltimento dei rifiuti,
se non altro perché i rifiuti non
vengono affatto smaltiti ma raddoppiati
come massa e resi incomparabilmente
più nocivi.”
Stefano Montanari